Pellegrinaggio ad Assisi della Fraternità di Gorizia 30/05/2024-02/06/2024
Pellegrini sulla via della bellezza, di Paolo Tavano
Il conto alla rovescia sta per concludersi, i pochi granelli di sabbia rimasti attendono impazientemente di precipitare sul fondo della clessidra. Anche noi siamo positivamente ansiosi e viviamo febbrilmente questi ultimi istanti prima della partenza per il Pellegrinaggio ad Assisi ed in altri luoghi cari a Francesco. Il buon Mauro, in particolare, si è già profondamente immerso in questa nuova realtà che stiamo per vivere. Con la sua fervida immaginazione si trova già catapultato ad Assisi e riesce addirittura a sentire lo scampanare di San Damiano. Ma ecco, all’improvviso, si sente tutto scosso…il terremoto si dice piuttosto allarmato. Apre gli occhi e vede la zia che lo scrolla veementemente. A questo punto realizza che stava dormendo e le campane di San Damiano che pensava di udire, altro non erano se non la sua sveglia la quale stava suonando all’impazzata – ma inutilmente – da un bel po’ di tempo visto che il nostro eroe era cullato da Morfeo. “Mauro svegliati che stanno tutti aspettando te per partire!”…
Ogni storia ha un inizio e questa non si contraddistingue certo per banalità. Dicono che in ogni comunità (specie di religiosi) c’è un santo e gli altri che per usare un eufemismo, in un modo o nell’altro, sono strumenti per la santificazione del predetto. Ecco Mauro è stato fondamentale per farci sviluppare virtuosamente la pazienza, e di questo non possiamo che essergliene grati. Comunque tutto è bene, ciò che finisce bene o, nel nostro caso, ciò che prosegue meglio…
Una volta oliate le ruote, il Pellegrinaggio guidato dal nostro Assistente Spirituale fra Luigi decolla e a bordo delle nostre vetture giungiamo a La Verna, praticamente in orario. Visitiamo ed ammiriamo il luogo nel quale Francesco si è recato in una prima occasione nel 1214 e vi è tornato ancora una volta nel 1224 quando ha ricevuto le stimmate. luogo selvaggio, intriso di umidità e muschio tra rocce tormentate ad assumere anche la fisionomia di un volto pervaso dalla sofferenza. Come avrei scoperto più tardi, anche a La Verna è presente lo speco, uno dei tratti in qualche modo caratterizzanti e forse il comune denominatore degli eremi francescani. Questa particolare conformazione di grotta, antro ma nel contempo frattura rocciosa che qui prende il nome di Sasso Spicco. Questa fenditura, secondo la tradizione, si sarebbe prodotta al momento della morte di Gesù sul Golgota. All’interno di questa ferita Francesco cercava e trovava ospitalità per pregare, immedesimarsi nelle metaforiche piaghe di Cristo, farsi di Lui e con Lui carne ed immergersi in profondissima comunione con Gesù. In questo Santuario si coglie l’infinito amore di Francesco per Gesù, tanto da voler immedesimarsi nel ricevere le piaghe del Nazareno. Penso che anche noi siamo segnati, volenti o nolenti, dalla vita. Come accogliamo le prove? Se uno si sente amato da Lui anche i momenti difficili dovrebbero essere coniugati come strumenti per il proprio bene. Come insegna Francesco “Tanto è il bene che mi attendo che ogni pena mi è diletto”.
Una volta lasciata La Verna che con i suoi 1128 m. domina la vallata del Tevere, proseguiamo alla volta di Assisi e visitiamo il Santuario di San Damiano dove Francesco, ispirato ad entrare, udì il celeberrimo Crocifisso che gli parlò con commovente bontà “Francesco, non vedi che la mia casa sta crollando? Va dunque e restauramela”. Durante la visita si giunge al giardino di Santa Chiara dove si trovava la capanna nella quale Francesco, nel anno 1225, compose l’inestimabile Cantico delle Creature. Proseguendo, ci si trova nel dormitorio nel quale nacque a vita eterna santa Chiara l’11 agosto 1253. Se il crocefisso mi parlasse che cosa mi direbbe? O probabilmente mi parla, ma sono io che non sono in grado di udirlo…
Dopo la visita di San Damiano una veloce puntata alla struttura che ci accoglierà nei tre giorni successivi per scaricare i bagagli e ritorno a San Damiano per i Vespri molto partecipati da parte dei fedeli. Alla sera vita fraterna anche per preparare la cena e predisporre la colazione del giorno dopo, dove ognuno, secondo i propri talenti, contribuisce alla buona riuscita dei pasti, le cui pietanze sono, per buona parte, già state ottimamente preparate dalla nostra bravissima Monica.
Il giorno seguente, venerdì 31 maggio, ci attende la visita di Assisi. Partendo dalla Basilica di Santa Chiara, alla Cattedrale di San Rufino vicino al quale sorgeva la casa natale della predetta Santa. Proseguiamo poi alla volta della Chiesa Nuova e della casa natale di Francesco, quindi Chiesa di Santa Maria Maggiore o Santuario della Spogliazione per arrivare alla magnifica Basilica di San Francesco. Ad Assisi si respira aria autenticamente francescana e mi dico che è un po’ come sognare. Ma poi ci si sveglia…e si torna alla solita vita. Ma se invece la vita fosse il sogno – perché non tutti i sogni sono piacevoli – e poi ci si svegliasse nella dimensione onirica, come Francesco che viveva immerso nel Vangelo e nell’imitazione di Gesù… Che ci vuole? Ci vuole solo crederci, dove il solo è un Everest e le tante difficoltà e distrazioni quotidiane sono altrettanti crepacci da attraversare. Ma sull’Everest ci si può arrivare…da parte mia ci vuole la preparazione, l’allenamento, ma poi con una brava guida e con una cordata affidabile tutto è possibile…a buon intenditor, poche parole!
Il terzo giorno rimettiamo in moto le auto e ci rechiamo a conoscere i Santuari di Poggio Bustone, La Foresta, Fontecolombo, Greccio, per concludere al Sacro Speco di Narni. Personalmente è stata la giornata più bella, anche perché piuttosto inedita, e poi perché condita dall’incontro con persone genuine, come avrebbe detto Francesco “Buona gente”. A Poggio Bustone con un frate che ci ha intrattenuto descrivendoci il luogo con pennellate di teologia e storia locale. A La Foresta con Bruno, occhi limpidi di torrente, un ex tossicodipendente romano, che ha trovato la sua vocazione quale guida di giovani che hanno smarrito la loro strada. E poi questi luoghi “magici” immersi nel verde e nel silenzio. Comprendo benissimo la ragione per la quale Francesco li aveva prescelti per i suoi ritiri. Penso che anche le cose, i luoghi hanno i loro talenti, la loro vocazione: posti come questi sono fatti per avvicinarsi al Signore, ti fanno immergere in un atmosfera dove ascoltarsi ed ascoltare Lui è più facile. Il rumore assorda, il silenzio o le voci del bosco ti fanno sentire in comunione con tutto il creato, ritorni a respirare l’aria pura di essere parte di un qualcosa di più grande. Lì vicino a te, se lo vuoi, c’è il Pastore che ti conduce…
Alla domenica ci attende la Basilica di Santa Maria degli Angeli che custodisce la Porziuncola e quindi raggiungiamo l’Eremo delle Carceri per la messa. Il tempo tendenzialmente autunnale di questa giornata si sposa, in parte, con lo stato d’animo di dover lasciare questi posti stupendi.
Che cosa mi rimane di questo bellissimo pellegrinaggio oltre al ringraziamento per la nostra Ministra che lo ha pensato e in buona parte realizzato? Innanzitutto che Francesco è stato scelto perché Dio vede, in ognuno, l’energia potenziale, ha visto in Francesco una persona che similmente ad un bacino idrico chiuso da una diga attende di poter essere liberato per generare energia di rinnovamento, umanità, fede, ed attrazione. Ma per generare tutto questo ci voleva la scintilla che facesse partire il motore. Quanto servirebbe oggi il suo potere di attrazione, lui piccolino – in senso lato – ma capace di scegliere il Padrone piuttosto che rimanere ancorato alle comode e false sicurezze di mettersi alle dipendenze dei tanti servi che, ieri come oggi, affollano la vita mondana. A tal proposito mi ha fatto riflettere la statua che riproduce i genitori del nostro santo con la madre che, dopo aver liberato il figlio, tiene in mano la catena. L’ho percepita come metafora del Padre per essere a mia volta liberato dalle catene che mi tengono legato a cose non importanti. Poi la dolcezza siderale di Francesco, di colui che aveva in sé il sole ed il fuoco, ma era così sensibile da non scottare nessuno che venisse a contatto con lui. Tanto esigente con se stesso quanto dolcissimo e premuroso – come una madre – verso gli altri. Anche Chiara, luce del Signore, con l’eucarestia in mano è sole abbagliante e accecante per i Saraceni, ma luna amorevole e che si fa abbraccio per le amate sorelle.
Con l’augurio per tutti di poter tornare ad immergersi in quest’atmosfera unica – ora comprendo perché Carlotta e Daniele sono praticamente di casa ad Assisi – ed innestare nella propria vita sempre più lo spirito francescano. Facendo un salto nel Vangelo, penso a come sarebbe bello fare tre capanne, come dissero i discepoli a Gesù, e vivere in perfetta comunione con Lui.
Vorrei essere come uno di quei pittori che si ritraevano nei dipinti sacri a cui davano vita e dipingermi in un paesaggio per essere proiettato con Francesco, sorelle e fratelli in quella vita ardente di amore. Essere innamorato pazzo come l’assisiate e con le lenti dell’amore ammirare tutto il bene che ci pervade – dall’alfa all’omega, lodare il Signore per la magnificenza della creazione e con Dante ammirare con gli occhi stupiti di un bambino il cielo e sussurrare “L’Amor che move il sole e l’altre stelle”.
Paolo Tavano, Fraternità di Gorizia
Fraternità Regionale del Friuli-Venezia Giulia “Beato Odorico da Pordenone” 2024 – © RIPRODUZIONE RISERVATA