Incontro di preghiera davanti al Presepe 09/01/2021
Il racconto di Silvia
Sabato 9 gennaio 2021
Mentre, all’inizio di questo anno, ancora ci si interroga sul futuro, chiedendosi se, quando questa pandemia sarà finita, niente sarà cambiato o tutto sarà diverso, il XIV Incontro fraterno davanti al Presepe si conferma pietra angolare nella costruzione di quei ponti di pace che sembrava potesse interrompersi quando, nei primi mesi del 2020, un piccolo subdolo virus, aveva fatto tornare il confine tra Italia e Slovenia.
Ma di una rete di ferro, dei massi di pietra e dei panettoni di cemento che erano stati rimossi quasi 17 anni fa e che da un giorno all’altro, tra l’incredulità e lo smarrimento di tutti, in una notte sono ricomparsi ai valichi maggiori e minori, non è rimasto più nulla.
E sabato 9 gennaio, sono stati superati da una rete internet, che ha permesso ai fratelli italiani e sloveni dell’Ordine Francescano Secolare di ritrovarsi anche quest’anno davanti ad un Presepe virtuale, dai mattoni della Chiesa Nuova di Assisi, edificata sul fondamento della casa natale di san Francesco dove alcuni frati francescani hanno scelto di vivere insieme, e dalla pietra della Chiesa di san Giovanni Battista, a Qasr Al-Yahud dove, proprio l’indomani, i francescani di Terra Santa hanno potuto celebrato la Messa e fare memoria della festa del Battesimo di Gesù.
Passi indietro nel futuro: questo è il sottotitolo dell’Incontro fraterno di questo 2021 appena iniziato. È il momento di fermarsi, tornare alle origini e ripartire da lì.
Così come testimonia fra’ Janez Šamperl, definitore, della Provincia slovena di San Giuseppe, che insieme ad altri nove fratelli conventuali, minori e cappuccini partì dalla tomba del Serafico Padre ad Assisi venerdì 6 marzo 2015 per arrivare, 7 giorni dopo, il 13 marzo, in piazza san Pietro a Roma e festeggiare il secondo anniversario del pontificato di Jorge Mario Bergoglio.
Nel video registrato e trasmesso durante l’Incontro Fraterno sulla piattaforma ZOOM, fra’ Janez racconta di quel pellegrinaggio compiuto per dichiarare il desiderio di camminare insieme, a dispetto della differenza cromatica dei loro abiti religiosi.
Questi frati, provenienti da ogni parte del Mondo, negli anni si sono chiesti, insieme ai fedeli che lo domandava loro, se le loro divisioni e le loro differenze tramandate da secoli fossero reali e sostanziali o dipendessero solo dal colore del saio.
La Via di Francesco percorsa sulle orme del fondatore del Primo Ordine, è il primo importante passo in questa riflessione a cui seguirà due anni dopo, nel 2017, durante il Capitolo Generalissimo svoltosi a Foligno, la decisione di instaurare ad Assisi, la nuova comunità interobbedienziale.
Essa prese vita il 6 ottobre 2019 nella Chiesa Nuova di Assisi e vede assieme i frati delle famiglie francescane: Minori, Cappuccini, Conventuali e TOR.
Spogliandosi dei vecchi abiti della divisione e del rancore, hanno così provato a spezzare le catene dei pregiudizi e buttare giù i muri del passato costruendo ponti di pace tra di essi come auspicato da Papa Francesco poco dopo la sua proclamazione.
In Israele, invece, le divisioni e i rancori hanno portato all’innalzamento di un muro e la pandemia ha reso ancora più difficile la vita in Palestina e nei Paesi confinanti.
Padre Francesco Patton, Custode di Terra Santa, in dialogo con i francescani secolari in un altro video registrato e proiettato durante l’Incontro fraterno, racconta come il Coronavirus abbia reso ancora più drammatica la situazione umanitaria in Siria: dopo dieci anni di guerre, il numero dei cristiani si è ridotto da 2.200.000 a meno di 700.000 e la popolazione flagellata anche dalla pandemia non riceve l’assistenza sanitaria di cui ha bisogno. I frati francescani, sostenuti dalla comunità, aiutano le persone anche economicamente per dar loro la possibilità di acquistare i medicinali che non si trovano in farmacia ma solo sul mercato nero.
In Libano, attraversato da una crisi economica già molto difficile, non è scoppiato solo il Covid-19: il 4 agosto 2020 una terribile esplosione nella capitale, Beirut, ha lasciato 300.000 abitanti senza casa, tra cui anche i frati del convento di San Giuseppe che è stato semidistrutto. Se i giovani della parrocchia si sono immediatamente adoperati per ripulire dalle macerie il convento inagibile, i frati, dal canto loro, hanno risposto ai bisogni della gente distribuendo beni di prima necessità a tutte le famiglie colpite. Un patto di mutuo soccorso tra i francescani e la popolazione che continua da secoli e che Pro Terra Sancta si impegna a sostenere.
In Terra Santa molti cristiani vivono e lavorano nell’indotto del pellegrinaggio, del turismo, negli hotels, nei santuari, come guide, nella fabbricazione di quei souvenir di legno d’ulivo che si fanno a Betlemme. Betlemme senza pellegrini è una città allo stremo. Attraverso il gruppo caritativo della parrocchia i frati possono donarsi e donare aiuto per i medicinali, aiuti per generi di prima necessità e generi alimentari; e aiuti per il sostegno scolastico per far studiare i bambini e i ragazzi i cui genitori, senza lavoro e senza stipendio, non sono in grado di pagare rette scolastiche.
Papa Francesco ha esortato, nell’ultima enciclica “Fratelli tutti”, a prendersi cura l’uno dell’altro: solo così sarà un anno veramente nuovo, quello da poco iniziato.
Il prendersi cura dei cristiani di Terra Santa, per i frati, è da sempre una missione unitamente a quella della Custodia dei luoghi di Gesù che si è preso cura dell’uomo.
Oltre al prendersi cura economicamente delle situazioni di povertà, che a causa della pandemia glocale sono disperatamente aumentate, essa avviene, da sempre ed anzitutto, sul piano pastorale: prendersi cura significa alimentare la fede.
Il prendersi cura dei cristiani, infine, si realizza sul piano sociale con l’istruzione scolastica, prima di tutto. Proprio in questo difficile periodo, stanno per riaprire delle scuole che erano sono state tolte alla Custodia della Terra Santa in Siria, nel 1967 e restituite nel corso dell’ultimo anno.
A questa bella notizia si aggiunge il ritorno ufficiale della Custodia di Terra Santa nella piccola chiesa di San Giovanni Battista a Qasr Al-Yahud, sito sul fiume Giordano, che fa memoria del battesimo ricevuto da Cristo per mano di Giovanni il Battista.
La presenza francescana in questa area risale al 1932 quando la Custodia acquistò il terreno dove l’anno successivo fece anche costruire una cappella proprio nei pressi del Giordano. Risale invece al 1935 la piccola chiesa dedicata a San Giovanni Battista.
La storia del luogo segna un brusco stop con la Guerra dei Sei Giorni, nel giugno 1967, combattuta tra Israele e una coalizione di Paesi arabi. L’area, conquistata da Israele, divenne un campo minato di 55 ettari e zona militare interdetta a pellegrini e turisti. Anche i frati fuggirono abbandonando il convento che non fu più recuperato.
Le ultime celebrazioni risalgono al 7 gennaio 1967.
L’opera di sminamento comincia nel 2011, grazie all’organizzazione britannica “Halo Trust” che, a gennaio 2018, procede anche alla bonifica di territori.
Domenica 10 gennaio, dopo 54 anni, i frati sono tornati per la prima celebrazione eucaristica: segno di un nuovo inizio per quel luogo che avrà un nuovo futuro.
Un’area che, secondo gli auspici del presidente dello Stato di Israele, Reuven Rivlin, è destinata a diventare il cuore del progetto “Terra dei monasteri” divenendo una buona opportunità per promuovere il dialogo tra israeliani e palestinesi.
Una barriera, quella del fiume Giordano, una frontiera sorvegliata militarmente, diventerebbe invece un luogo di passaggio tra due realtà con il coinvolgimento di tutti i tre i Paesi: Israele, Palestina e Giordania.
Un campo di battaglia tornato ad essere luogo di preghiera grazie ai Custodi Terra Santa e ai fedeli di tutte le religioni che sono perseveranti nella loro opera di costruzione di ponti di pace.
Passi indietro nel futuro: una luminosa Epifania in questa buia pandemia.
Silvia, Fraternità di Gorizia
Fraternità Regionale del Friuli-Venezia Giulia “Beato Odorico da Pordenone” 2021 – © RIPRODUZIONE RISERVATA
L’invito
Non essendo possibile, quest’anno, ritrovarsi davanti al Presepe, le Fraternità OFS di Gorizia e Nova Gorica hanno dato appuntamento sabato 9 gennaio 2021 alle ore 17.00 su ZOOM.
Guarda la registrazione dell’incontro.
L’Incontro è in italiano e in sloveno, tradotto in entrambe le lingue per essere comprensibile a tutti.
Prendendo spunto dall’enciclica “Fratelli Tutti” di Papa Francesco, la tematica di questo XIV Incontro Fraterno è la fraternità.
Il programma
– Introduzione di Stanko Šorli (Ministro della Fraternità OFS di Kostanjevica).
– Testimonianza di fra’ Janez Samperl (OFM Conv), sloveno, che vive ad Assisi e sta facendo un’esperienza, sollecitata da Papa Francesco, sulla convivenza con i tre ordini frateschi.
– Breve filmato su San Francesco.
– Pausa
– Testimonianza di fra’ Patton (OFM), Custode di Terra Santa.
– Lettura del Vangelo di domenica 10 gennaioda parte di fra Luigi Bertié (OFMCapp.).
– Saluto di mons. Carlo Roberto Maria Redaelli e Jurij Bizjak (Arcivescovo di Gorizia e Vescovo di Koper) e benedizione finale.
In occasione della proclamazione di Nova Gorica e Gorizia a Capitali europee della Cultura 2025, le fraternità OFS invitano tutti a costruire ponti di pace facendo… passi indietro nel futuro!
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