Il più umile … il lavoro dei gruppi a Miren…
Ecco cosa abbiamo pensato:
Gruppo 1
Padre, in questo breve periodo di prova, mi sono apparsi ciascuno dei quattro novizi, umili nel proprio compito assegnato, all’inverso dei propri talenti o posizione di vita. Ma per me mi è sempbrato più umile di tutti Fratel Liberato, che pur con fatica ha concluso la copiatura dei preziosi manoscritti ad uso dei fratelli e per la gioia di Fratel Fedele che ama lo studio…
Gruppo 2
Padre, sono tutti umili, perché con amore hanno accettato l’obbedienza. Ma certamente uno lo è più di tutti”.
“Chi è, fra i tanti?” gli chiese allora, con curiosità, l’abate.
“Certamente, fratel Marco”
“E perché ne sei così sicuro?” chiese ancora l’abate.
“Perché un giorno, andando in infermeria, senza esser visto, mi accorsi di una cosa che mi lasciò un po’ interdetto… Fratel Marco recitava tra sè una poesia, poi si accostava a un fratello malato e gli sussurrava: Fratello Margherita, non essere triste, se ti manca qualche petalo è solo per amore. Poi andava da un altro e gli diceva: Fratello Rosa, ti fanno male le tue spine? Non essere triste, rendono più profumata la tua corolla… E dall’altro ancora: Fratel Tulipano non essere così scontroso, voglio solo bagnare i tuoi petali. E quando gli domandai il perché di queste sue stranezze mi rispose così : Maestro, quando mi deste l’obbedienza, mi rifugiai nella cappella per chiedere al Signore di trasformare un giardiniere in medico, ed Egli mi rispose nel cuore: Fratello Marco, tutti voi siete per me dei fiori diversi ma tutti belli e io trovo una immensa gioia a bagnarvi con la mia pioggia e a scaldarvi con il mio sole. Tutti tutti, nessuno escluso”. L’abate rimase un po’ dubbioso e gli chiese: “E la poesia che recita, cosa c’entra?” È una poesia di Trilussa, che spesso gli recitava la madre quando era in crisi. La vuole sentire? Eccola:…. “
La violetta e la farfalla
Una vorta, ‘na Farfalla
mezza nera e mezza gialla,
se posò su la Viola
senza manco salutalla,
senza dije ‘na parola.
La Viola, dispiacente
d’esse tanto trascurata,
je lo disse chiaramente:
– Quanto sei maleducata!
M’hai pijato gnente gnente
Per un piede d’insalata?
Io so’ er fiore più grazzioso,
più odoroso de ‘sto monno,
so’ ciumaca e nun ce poso,
so’ carina e m’annisconno.
Nun m’importa de ‘sta accanto
a l’ortica e a la cicoria:
nun me preme, io nun ciò boria:
so’ modesta e me ne vanto!
Se so’ fresca, per un sòrdo
vado in mano a le signore;
appassita, so’ un ricordo;
secca, curo er raffreddore…
Prima o poi so’ sempre quella,
sempre bella, sempre bona:
piacio all’ommini e a le donne,
a qualunque sia persona.
Tu, d’artronne, sei ‘na bestia,
nun capischi certe cose… –
La Farfalla j’arispose:
– Accidenti, che modestia!
È così pure l’abate ne trasse una lezione sulla umiltà: Il segreto della gioia nella umiltà sta chiuso nei versi della poesia che Dio ha recitato creando il mondo.
Gruppo 3
Il novizio più umile è Domenico, perchè si è spogliato più volte, prima da nobile ha scelto una chiamata di povertà, poi si è messo al servizio della fraternità e quando gli ho affidato la custodia dei maiali, anche se molto sconcertato e disgustato, si è reso comunque disponibile, anche se si aspettava di fare altri servizi che mettessero al centro la persona. Dopo un po, osservando mentre svolgeva il suo servizio, ho visto che si era preso a cuore i maiali, con passione e delicatezza che mi ha commosso ricordandomi Francesco che passò all’amaro alla dolcezza nella cura dei lebbrosi.
Gruppo 4
Tra questi novizi è fratel Marco che ha dimostrato, in questo mese di servizio ai monaci ammalati, maggior umiltà:- in obbedianza ha saputo passare, senza lamentarsi, dal profumo delle rose e dei fiori del giardino, alla rivoltante puzza del sedere sporco e del vomito del nostro caro fratel Placido, immobile a letto;- ha sopportato pazientemente gli improperi del nostro caro anziano fratel Ginepro, che la mente non l’assiste e impreca nella demenza anche Nostro Signore, oltre a tutti coloro che si prendono cura di lui;- pur rimpiangendo i profumi e i colori del suo giardino ha saputo perseverare nella cura gratuita degli ammalati, consapevole che il suo operato era piccola cosa nel percorso di guarigione. In tal modo ha dimostrato di riconoscere nell’ammalato il Volto di Gesù Sofferente, lasciandosi da lui trasformare”.