Grati per il Creato 21/09/2024

Camminata per il Creato 21/09/2024

Anche quest’anno la Fraternità OFS di Gorizia ha partecipato al Cammino per il Creato organizzato dalla Diocesi di Gorizia. Guarda le foto o chiudi gli occhi e immagina!
«Come dentro un dipinto!», di Luciano, OFS Gorizia
«L’ultimo pomeriggio d’estate», di Silvia, OFS Gorizia»
Locandina

Come dentro un dipinto!

Che bel sole oggi sulle colline del Collio!

Il verde delle viti e dei prati che delicatamente si appoggia all’azzurro del cielo, delizia lo sguardo e dona un respiro di tranquillità al gruppo di fedeli che assieme percorre delicatamente i pendii.

Anche quest’anno fra Roberto ha organizzato un cammino per il creato, questa volta prendendo come meta il Collio italiano. Per i viandanti, la partenza ed il ritrovo è presso il Mausoleo Conte Theodor de La Tour nel comune di Capriva, poi il cammino proseguirà tra i vigneti ed il bosco fino alla chiesa del Cristo della Subiba. Il numero dei partecipanti non è elevato, forse sotto le aspettative, ma il risultato sicuramente è inversamente proporzionale a questo dato. Potrei dire un pomeriggio magnifico, condito con tutti gli ingredienti necessari per esserlo: amici vecchi e nuovi che si incontrano, bambini ormai diventati adulti che ci ricordano che siamo parte di un ciclo, un momento di tranquillità e pensiero su cui poggiare almeno per un attimo la nostra mente sempre troppo piena di cose, e per concludere un panorama stupendo e una brezza delicata a far da cornice.

Dopo una breve riflessione ci mettiamo in marcia e, ogniuno con il suo passo, iniziamo ad immergerci nel verde e diventare parte di questo quadro, dipinto dall’uomo con i colori della natura. Si chiacchiera, si cammina, ci si ferma per ascoltare, cantare e riflettere. E lì i pensieri frullano, frullano di continuo. Come dico sempre, un cammino, per dare tutti i benefici di cui è capace, dovrebbe durare almeno 10 giorni. La prima settimana il cervello e il corpo si svuotano di tutto il superfluo, tutto si rimette in moto seguendo un ritmo diverso di vita e di pensiero. Poi, dopo questa fase, avviene ciò che non ti aspetti: la mente si stacca da terra e finalmente vola! Ma, a parte questa piccola divagazione, cogliamo al volo quest’occasione di libertà e … camminiamo … e meditiamo! E, meditando, mi sorge il dubbio che, alle volte, un paesaggio agreste, seppur bellissimo e curato come un giardino o come un campo da golf, sotto sotto non sia così puro, ma nasconda delle sofferenze dettate della necessità di una produzione che, per certi versi, debba assomigliare a quella industriale, ma ovviamente è solo un’ombra nella mia mente, come una di quelle nuvolette piccolissime che si incontrano in un bel pomeriggio di sole e che durano solo pochi secondi. Il cammino prosegue e, nei momenti di sosta, le proposte di fra Roberto ci conducono in un rapporto sempre più intimo con la nostra madre terra, guardando, annusando, accarezzando e infine affondando le mani nella terra sentendo l’umido del terriccio e la sensazione di appartenenza a questo miscuglio di materia viva dove un giorno torneremo.

Arrivati nella chiesetta della Subida, la preghiera e la benedizione dell’arcivescovo Carlo, che ci ha accompagnato su tutto il percorso, ci fa tornare in pace alle nostre dimore, conservando nelle nostre mani un sacchettino di semi e il ricordo e lo stimolo ad essere uomini migliori e più attenti al futuro dei nostri figli e di noi stessi.

Buon cammino a tutti!

LCN, Fraternità di Gorizia

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L’ultimo pomeriggio d’estate

Nessuno di noi è preparato. Né lo saremo mai.
Ma questo è ugualmente il nostro destino: cambiare.
Si cambia con lentezza, la stessa lentezza che muta la primavera in estate, l’estate in autunno, l’autunno in inverno.
Non ci si accorge mai in quale momento la primavera diventa estate: una mattina ci alziamo e fa caldo.
L’estate è giunta mentre dormivamo.
(Oriana Fallaci)

«Un pomeriggio, l’ultimo d’estate, usciamo di casa per andare a camminare tra i sentieri del Collio goriziano. Tra i filari di vite e i grappoli d’uva, ora bianchi ora rossi, non ancora vendemmiati, i raggi fanno capolino. D’improvviso, la vista s’apre tra il Mausoleo di Theodor a sinistra e l’Azienda vitivinicola Komjanc a destra. Lasciamo le auto per raggiungere a piedi la Chiesa del Cristo della Subida prima che il sole tramonti. L’indomani, l’equinozio. Accoglieremo l’autunno così come abbiamo salutato l’estate: lentamente. Insieme. Grati per il Creato.»

“Silvia, ma sei stata nel futuro?” mi chiese Francesca, dopo averle mandato un trafiletto per accompagnare la locandina del Cammino di preghiera per il creato. “No, me l’ha messo negli occhi lo Spirito Santo. Ma, se non va bene, pubblica solo la locandina.” le risposi. “Non sarò io a dire allo Spirito Santo che non va bene!”

Due giorni dopo, mentre camminavamo sul sentiero delle Vigne Alte, guidati da fra Roberto Benvenuto, Francesca ed io ci siamo guardate: lo Spirito Santo aveva ragione.

Prima di salire al Mausoleo, fatto erigere sulla collina che domina Villa Russiz dalla Contessa Elvine alla morte del marito Theodor nel 1894, impostiamo il navigatore. Ci sono luoghi vicini ma sconosciuti, come la Chiesa del Cristo della Subida, meta del nostro pellegrinaggio sul Collio in questo sabato di fine estate. Mentre percorriamo la scalinata, si scorgono in alto volti di fratelli e sorelle, anch’essi non tutti conosciuti.

Trovare compagni di un viaggio iniziato sulle orme di san Francesco è rassicurante come la terra sotto i piedi. La fraternità è la forza di gravità che non ti fa cadere mentre lo sguardo si perde tutt’intorno: il Monte San Michele, il Monte Sabotino, il Santuario di Monte Santo, Capriva, San Floriano, il Collio italiano e il Collio sloveno.

Contemplare è anche perdere l’equilibrio. Lasciare il noto per l’ignoto.

Se vuoi fare un passo in avanti devi perdere l’equilibrio per un attimo.
(Massimo Gramellini)

Ma è un attimo soltanto, se abbiamo fede. Fede non in un Dio che esiste ma in un Dio che ci ama e che non ci lascia soli. Non siamo soli nemmeno mentre scendiamo le scale bianche e procediamo tra filari di viti e strade sterrate fino ad una piccola altura.

Seduti, con le gambe penzoloni, percepiamo il vuoto senza temerlo.

Il vuoto non è quello spazio dove cadi, ma quel tempo dove resti.
Ad aspettare chi vorresti accanto.
(ReGiaProrsum, Twitter)

Il Santuario della Merna, il Monte Nanos, l’Ara Pacis a Medea sono veri come il grande mistero di chi il Signore ci ha fatto incontrare nel nostro piccolo infinito.

Giungiamo al Belvedere nascosto come il sole tra i grappoli d’uva ora bianchi ora rossi.

E, d’un tratto, si staglia all’orizzonte il Monte Faiti: dalla sua sommità, verso nord, si possono vedere la Valle del fiume Vipacco e tutta la piana di Gorizia. Il 3 novembre 1916, le truppe italiane conquistarono il Dosso durante la nona battaglia dell’Isonzo.

Poco più d’un secolo dopo, vicino ad un balcone di ferro che s’affaccia sulla Selva di Tarnova, ci stringiamo in un abbraccio di pace con quei pellegrini di cui non sappiamo il nome né la storia, spinti dallo stesso nostro desiderio di seguire fra Roberto e il Vescovo Carlo in questo pomeriggio di fine estate in posti a noi adesso un po’ più noti.

Se ti sedessi su una nuvola, non vedresti la linea di confine tra una nazione e l’altra. Peccato che tu non possa sedere su una nuvola.
(Khalil Gibran)

Riprendiamo il Sentiero insieme a quegli uomini e quelle donne ora a noi più familiari. I nostri passi sul bordo di immensi spazi aperti si dirigono verso l’intimità del bosco. In lontananza s’intravede Cormons dove arriveremo dopo aver attraversato la pianura coltivata. È in questo momento che ci sentiamo grati per il Creato. E lo benediciamo.

Benedicat tibi Dominus et custodiat te,
ostendat faciem suam tibi et misereatur tui
convertat vultum suum ad te et det tibi pacem.
Dominus benedicat frater Leo, te.

(San Francesco, benedizione a frate Leone)

Lentamente, ci addentriamo nel bosco. Gli alti castagni e la fitta vegetazione sono il nostro rifugio come la frase che alcuni di noi hanno stampata sulle magliette. Non abbiamo paura: il Signore è il nostro pastore. E le nostre mani sembrano cercare la Sua mentre tocchiamo Madre Terra, ascoltando la natura che a lei ci ha condotti.

La piccola Chiesa del Cristo della Subida, costruita in seguito alle gocce di sudore che sgorgarono da un Crocifisso in un’ancona posta sulla direttrice storica per Medana, sarà testimone di un altro miracolo mentre il sole tramonta: prima dell’equinozio d’autunno un gruppetto di persone giunte da ogni parte della Diocesi è insieme.

Persone che non si conoscevano in luoghi che non conoscevano.

Le scelte si fanno in pochi secondi e si scontano per il tempo esistente.
(Paolo Giordano)

“Spera e agisci con il creato” è stato il tema della Giornata mondiale di preghiera per la cura del creato appena trascorsa. Speranza viene dal latino “spes”, a sua volta dalla radice sanscrita “spa”: tendere verso una meta.

Mentre torniamo a casa è sera. Il mio cuore, in quel momento, tende al mio infinito.

Vorrei sdraiarmi a vedere le stelle e aspettare l’alba; raccontarmi a chi resterebbe al mio fianco, nella notte ancora più buia lontano dalle luci della città e dei riflettori.

Non a tutti. Non è possibile. Ma a chi mi vuol bene. E tendere poi all’infinito di chi amo.

E poi arriva sempre luce nuova a raccontare al tempo andato che è infinito come la vita che dovrà incontrare ancora.
(Michelangelo Tocci)

Silvia Scialandrone, Fraternità di Gorizia

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Invito all’evento

Camminata per il Creato 21/09/2024

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