3 e 4 ottobre 2020 – Transito e Nascita al Cielo di San Francesco
Il Signore dette a me, frate Francesco, d’incominciare a fare penitenza così: quando ero nei peccati, mi sembrava cosa troppo amara vedere i lebbrosi; e il Signore stesso mi condusse tra loro e usai con essi misericordia. E allontanandomi da essi, ciò che mi sembrava amaro mi fu cambiato in dolcezza d’animo e di corpo.
E di poi, stetti un poco e uscii dal mondo.
(Test. 1-3)
Ai lebbrosi Francesco donò la stessa misericordia che sentì d’aver ricevuto dal Padre. I lebbrosi, ricevendo qualcosa che non fosse pietà o compassione, si sentirono esseri umani. L’amore, ricevuto e donato, solo l’amore, rende tutto possibile e fratelli tutti.
Mentre, ad Assisi, papa Francesco firmava la sua terza enciclica, dopo “Lumen Fidei” del 2013 e “Laudato sì” del 2015, le fraternità di Gorizia e Gradisca si ritrovavano in una Chiesa dei Cappuccini avvolta nell’oscurità per ricordare il momento in cui Francesco, nell’anno ventesimo della sua conversione, restituì a Dio lo spirito della vita lì dove aveva ricevuto lo spirito della grazia: a Santa Maria della Porziuncola.
Mentre, in quest’epoca di cambiamenti non voluti, straordinari dpcm emanati hanno trasformato il nostro modo di vivere e di relazionarci, ripartiamo ancora dall’esempio di Francesco che dall’incontro con i lebbrosi si lasciò interiormente trasfigurare e, proseguendo nel pellegrinaggio terreno, avviamo processi per un cambiamento d’epoca.
Ecco che, allora, il buio di questo primo sabato sera di ottobre come quello di una lunga notte che dura, ormai, da qualche mese, si svela assenza di luce, nel momento in cui le candeline posizionate sull’altare vengono accese e il TAU si fa segno visibile; ecco, allora, che il silenzio, non quello quieto del vento che cessa e delle acque che si calmano, ma quello tumultuoso di una tempesta inaspettata e furiosa, si scopre essenziale, nella sua impercettibilità, per l’esecuzione di una sinfonia francescana.
Non ci sarà alcun salone da addobbare a festa, non ci sarà alcuna tavolata abbellita attorno a cui riunirsi insieme ai pellegrini, fragili ed impauriti come noi, sulla barca; la pandemia, oltre ad aver spazzato via vite come quella di fra’ Aurelio Blasotti, spesa per la beatificazione della venerabile Concetta Bertoli a cui è intestata la fraternità del capoluogo isontino, si è portata via, tra le innumerevoli cose che sembravano scontate, anche quei momenti conviviali a cui i fedeli partecipavano sempre numerosi.
Così, dopo la preghiera di affidamento a San Francesco della nostra città da parte del superiore del Convento, fra’ Luigi Bertiè, e l’omaggio floreale deposto ai piedi della statua al centro dell’omonima piazza, insieme all’assessore Silvana Romano, al termine della celebrazione eucaristica presieduta, anche in questo anno drammatico, dall’Arcivescovo Carlo, nelle mani di ognuno dei fratelli tutti, la fraternità francescana secolare e i frati cappuccini di Gorizia, consegnano un TAU di legno d’ulivo con la raffigurazione di quel Santo che a tutte le creature ha dedicato il suo Cantico.
Un segno di speranza che, in questo tempo del Creato, vuole essere un invito a compiere un salto nell’ambito della bellezza che nessuna mascherina potrà mai nascondere e che nessuna distanza potrà mai rendere irraggiungibile.
Allora, proviamo a guardare con fiducia al futuro: magari attraverso un calice di vino sembrerà più frizzante e con il prosciutto affumicato in crosta sembrerà più buono.
E, sotto le volte di una cantina, possiamo ricominciare a costruire la nostra casa comune. E, seguendo una nube luminosa, possiamo abitare il presente da fratelli.
Non dobbiamo tornare alla Chiesa di prima.
O iniziamo a cambiare la Chiesa in questi mesi o resterà invariata per i prossimi anni.
Ascoltiamo con attenzione ciò che ci sussurra questo tempo
e ciò che meravigliosamente ci dice papa Francesco.
(monsignor Derio Olivero)
Silvia Scialandrone, Fraternità di Gorizia
Fraternità Regionale del Friuli-Venezia Giulia “Beato Odorico da Pordenone” 2020 – © RIPRODUZIONE RISERVATA