Ritiro per novizi e iniziandi (14-15/12/2013)
Due giorni con suor Marzia, in un fine settimana prima di Natale, sono il primo bel regalo che abbiamo ricevuto i miei fratelli ed io nel ritiro per Ammessi e Iniziandi OFS del FVG.
Una condivisione che ha riempito i nostri cuori di un desiderio ancor più grande di essere testimoni del Vangelo.
Suor Marzia ci ha ricordato che essere cristiani significa, prima di tutto, aver fatto esperienza di Dio. Una spiritualità missionaria presuppone la conoscenza, maturata nella meditazione, che si concretizza nell’azione; un’azione che dev’essere esodo, ovvero uscire da noi stessi e metterci in cammino verso mete che potremmo non raggiungere mai e verso ogni uomo che incontriamo, incarnazione, cioè prendere gratuitamente la croce dell’altro e portarla insieme a lui rendendo più amabile la sua vita, compassione, ossia sviluppare la capacità empatica che ci permette di entrare in sintonia con lo stato d’animo di chi soffre non per provarne pietà ma per sollevarlo dal suo tormento e dialogo ovverosia aprire il nostro cuore, pur sapendo che questo ci renderà vulnerabili, ci costringerà a metterci in discussione insieme ai nostri pensieri e alle nostre convinzioni, ricercando fraternamente la verità, rispettando la dignità dell’altro e la nostra.
Come Francesco, dobbiamo partire dal Vangelo per comprendere qual è la missione a cui siamo chiamati e tornare sempre ad esso per discernere come andare per il Mondo. L’azione è la prova del desiderio di portare nel Mondo l’Amore. Quando si fa l’esperienza dell’amore di Dio, che è sempre personale, non si può reprimere il desiderio di rendere tutti partecipi di questa gioia. La lectio diventa, così, actio.
Ne sono esempio Maria e la Samaritana: “risorte” entrambe, la prima nel momento dell’annunciazione, la seconda nel momento della misericordia.
Scoprirci fratelli insieme all’altro, figli dello stesso Padre, richiede di camminare insieme e non individualmente, avere il coraggio di conformare la nostra vita ad un nuovo modo di amare a nostra volta, spogliandoci di quel che eravamo per indossare i vestiti umili di chi si riconosce bisogno d’essere amato accogliendo chiunque senza pretendere di trasformare la vita altrui e lasciandoci ospitare da coloro che ci lasciano entrare nel loro cuore; annunciare la pace con le opere parlando di Cristo solo quando richiesto, senza mai vergognarci d’essere cristiani, senza mai rinnegare Colui che professiamo e senza mai smettere di lodare Colui che è venuto a donarci l’amore.
Amore che è il motore che ci fa alzare e correre incontro ad ogni persona per portar loro la lieta notizia; rimanere fedeli alla fraternità dalla quale non possiamo e non dobbiamo separarci.
Non dobbiamo aver paura durante il nostro pellegrinaggio ben sapendo che non ci perderemo mai finchè confideremo in Dio, dobbiamo essere testimoni coraggiosi della Verità nel nostro tempo e nell’ambiente in cui viviamo. Così compieremo la nostra opera di missione, il nostro cammino di Carità, il nostro portare Dio in tutto e in tutti.