3 e 4 ottobre 2015 – Transito e festa di san Francesco
Se n’è andato settembre, con il vento che continua a soffiare sull’anima, spogliandola. Si srotolano i viali in un tappeto di foglie, brillanti sfumature sotto un cielo opaco. Grigio questo primo sabato d’ottobre, nel cuore lo stesso colore di un Sabato Santo.
Nella tarda sera del 3 ottobre 1226, San Francesco accolse, sdraiato a braccia aperte sulla nuda terra, Sorella Morte circondato dai fratelli che il Signore gli donò.
Nella chiesa dei Cappuccini, lo scorso 3 ottobre, si è ricordato il Transito del Serafico Padre avvenuto, allora, alla Porziuncola dove il Poverello d’Assisi volle esser portato. Le allodole salutarono il suo addormentarsi su questa terra mentre lui, appena prima di morire, intonò un inno alla vita lodando il Signore nel suo Cantico delle Creature. Anche nella sera dello scorso 3 ottobre, i francescani hanno recitato il salmo 141, come allora fece il fondatore del Primo e Terz’Ordine. Luci basse e la sola chitarra di fra’ Oreste, fra’ Lorenzo celebra una solenne ma semplice memoria del Transito.
Piange nel mio cuore come piove sulla città.
(Paul Verlaine)
Il sole dopo la pioggia è molto più bello del sole prima della pioggia!
(Mehmet Murat ildan)
E questa prima domenica d’ottobre ha la stessa colore della Pasqua di Risurrezione. Se il richiamo della morte è un richiamo d’amore, il 4 ottobre è un giorno di festa. Il 4 ottobre 1226, il corpo di San Francesco fu traslato dalla Porziuncola alla chiesa parrocchiale di San Giorgio dove era stato battezzato e dove cominciò a predicare. Nella chiesa di Santa Maria Assunta retta dai padri Cappuccini, gremita di francescani e fedeli, lo scorso 4 ottobre, è stata celebrata la memoria liturgica dall’arcivescovo, monsignor Carlo Redaelli. L’Arcivescovo invita tutti a cercare la gioia partendo, come San Francesco, da ciò che più ci è amaro. La sua conversione ebbe il sapore di un bacio: quello che diede al lebbroso. E la nostra conversione che gusto ha? Chi è il nostro lebbroso? Non si piange più, ora. Solo quando viene dimenticato, qualcuno muore davvero. San Francesco è vivo ed è nel suo cuore che l’assessore Silvana Romano affida, in una preghiera, la città di Gorizia, con un omaggio floreale delle Autorità Cittadine. Fra’ Lorenzo, superiore dei padri cappuccini, ha parole di ringraziamento per tutti al termine della Santa Messa, dalle autorità civili e Militari ai volontari della Mensa dei Poveri, dal coro di Lucinico e Mossa all’Arcivescovo ed ai suoi concelebranti, ed invita tutti ad uscire dalla Chiesa e ad entrare nel salone per un momento di agape prima di incamminarsi per le strade del Mondo sull’esempio di San Francesco, testimoniando con la vita il Vangelo di Gesù Cristo e seminando con le opere la Parola di Dio.
Ottobre seminatore: in terra il seme sogna il fiore,sotterra il buio germoglio sa che il sole domani lo scalderà.
(Gianni Rodari)
Silvia Scialandrone, OFS Fraternità di Gorizia