20 settembre 2017: Rina nasce in Cielo
Mentre cerchiamo di non morire dobbiamo comunque vivere.
(Teen Wolf)
Mi imbatto, per caso, in questa frase di uno sconosciuto telefilm statunitense.
Parole che, il caso, ha scelto forse per comporre il titolo degli ultimi mesi di vita della nostra sorella Rina. Rina ha cercato di non morire fino al 19 settembre, giorno dell’ammissione all’OFS di Monica e Mauro. Si è arresa il giorno dopo, il 20 settembre, nell’ultimo dei tanti letti d’ospedale sul quale ha vissuto, agonizzante, gli ultimi mesi.
Il giorno prima la Fraternità “Concetta Bertoli” di Gorizia era in festa, il giorno dopo era in lutto. La vita è davvero, sempre, un mistero.
Ogni volta che trascorro del tempo con una persona che sta morendo trovo una persona che vive. Morire è il processo che inizia pochi minuti prima della morte, quando il cervello viene privato dell’ossigeno; tutto il resto è vivere.
(Patch Adams)
Quando la terra si chiude su chi è salito in Cielo, si vorrebbe poter ricordare solo i momenti gioiosi e quelli gaudiosi. Ma la vita, come un Rosario, non avrebbe compimento senza i misteri dolorosi. non avrebbe veramente senso senza i momenti gloriosi,
La morte è orribile solo per colui che non crede in Dio, oppure crede in un Dio malvagio, il che è la stessa cosa. Per colui che crede in Dio, nella sua bontà e vive in questa vita secondo la sua legge ed ha sperimentato questa sua bontà, per costui la morte è solo un passaggio.
(Lev Tolstoj)
Rina è stata una persona amata dal Signore. Forse la cosa non ci stupisce, perché sappiamo che il Signore ama tutti e che ogni persona che pratica la giustizia gli è gradita. È vero, ma di Rina possiamo dire una cosa certa. Lei ha creduto a questo amore. Lo ha cercato con forza e si è lasciata amare. Ha creduto alla sua vocazione francescana, l’ha vissuta come consacrazione e strada di santità.
Beata te che hai creduto.
(Carlo Carretto)
Nell’omelia dell’ultimo saluto nella Chiesa dei Cappuccini, mercoledì 27 settembre, le parole di fra’ Aurelio Blasotti, già assistente spirituale della fraternità di Gorizia, ricordano la forza della fede di Rina nel suo cammino terreno. Lei, così contemplativa come Maria, diventava Marta nei bigliettini che scriveva per ogni fratello ed ogni sorella in preparazione di ogni Natale, di ogni Pasqua.
La morte vera è la separazione da Dio e questa è intollerabile;
la morte vera è la non fede, la non speranza, il non amore.
(Carlo Carretto)
Rina era e rimane una nostra sorella, perché la morte non annulla, ma solo trasforma. Rina ci è stata donata come sorella dall’amore del Padre, perché è solo l’amore del Padre che genera figli e crea la fraternità. I fratelli sono sempre un dono del Padre. Ognuno di noi, con la sua personalità e specifiche caratteristiche è un’espressione particolare dell’amore di Dio verso ciascuno degli altri suoi fratelli. È come dire: Dio ci ama attraverso i fratelli e noi amiamo Dio attraverso i fratelli.
Vado a cercare un Grande Forse.
(François Rabelais)
Tu no, sorella Rina. Tu sei andata a cercare il Grande Amore sempre sicuro al centro del tuo cuore, la stella polare che cercavi alzando i tuoi occhi così chiari al cielo sopra Spello, l’unico riferimento del tuo andare sui prati e nei boschi umbri in compagnia talvolta di qualche libro e altre volte dei Piccoli Fratelli.
Signore, ti ringraziamo per averci donato di fare un pezzo di strada con la nostra sorella Rina. Ricordiamo la sua voglia di vivere anche nell’estrema sofferenza, la sua curiosità per ogni cosa, il suo essere sempre in ricerca della verità, il suo forte legame con la Fraternità anche quando era impossibilita a frequentare. Un insegnamento per la vita. Abbiamo cercato di accompagnarla nel suo ultimo tratto di strada verso di te, ma anche lei ci ha accompagnato mostrandoci il tuo volto sofferente. Tu eri là con lei, eri lei. Anche ora, che non la vediamo più, te la affidiamo, sicuri che, nella Comunione dei Santi, Rina cammina ancora con noi.
(Francesca e Luciano, Fraternità di Gorizia)
Grazie, Signore per il dono che ci hai fatto della sorella Rina.
Tu ce l’hai donata. Ora la riaffidiamo alla tua misericordia.
Siamo certi che lei dalla Fraternità del cielo continuerà a sostenerci affinché ognuno di noi possa fare con uguale dignità la propria parte.
(fra’ Aurelio Blasotti)
Silvia, Fraternità di Gorizia
Ricordo di Rina
Ho conosciuto Rina più di 20 anni fa, quando lei era già avanti nel percorso di formazione che l’avrebbe portata alla professione all’Ordine. All’epoca mi stavo lentamente avvicinando al mondo francescano, e partecipavo solo marginalmente alla vita della Fraternità. Tuttavia, anche conoscendola così poco, di Rina mi colpì da subito la sua determinazione, il modo convinto con cui avanzava nel percorso che la portava a seguire le orme di Francesco, dalla cui esperienza spirituale era rimasta chiaramente e definitivamente affascinata.
Un’altra cosa che mi stupì di lei era la familiarità che aveva con le Fonti Francescane, che conosceva profondamente e che sapeva citare in modo molto appropriato. Sono davvero poche le persone che ho conosciuto e che possiedono un simile dono.
Con il tempo scoprii che questa sua passione per l’esperienza francescana andava oltre la semplice conoscenza storica e letteraria, ma era diventata parte di lei al punto da farle desiderare di sperimentare spesso il modo che Francesco aveva di alternare preghiera e azione; cosa che faceva tutte le volte che il lavoro glielo consentiva, “tuffandosi” in qualche eremo umbro per meditare, pregare, e sperimentare la dimensione del lavoro manuale, capace di riequilibrare il nostro rapporto con il Creato e con noi stessi.
Fu così che venne a contatto con la comunità di Carlo Carretto, del quale divenne amica e con il quale aveva in comune questa passione, oserei dire “viscerale”, per il messaggio e lo stile di vita francescani.
Quando anch’io intrapresi il percorso di formazione in Fraternità, ebbi modo di conoscere meglio Rina come francescana e come persona. Era davvero una di noi, con luci ed ombre, come lo siamo tutti. Decisa, preparata, una sorella maggiore su cui fare affidamento; ma a volte anche spigolosa, segno di quelle ferite che la vita non ha mancato di infliggerle, e che, come tutti noi, voleva imparare a superare non da sola, ma in Fraternità.
Ho rivisto in lei, nel periodo della malattia, quella decisione che vidi quando la incontrai la prima volta, tanti anni fa. La stessa decisione che metteva nel giocare a calcio in quegli anni lontani, quando nelle scampagnate ci improvvisavamo goleador sui prati delle nostre Pasquette di Fraternità; quella decisione venata di caparbietà che le ha fatto affrontare una malattia che non dà scampo, superando di gran lunga le previsioni più ottimistiche formulate dai medici all’epoca della diagnosi.
Il male ha avuto meglio sul corpo, ma nulla può contro l’anima, che a Dio appartiene e a Lui desidera ricongiungersi. Ci conforta la certezza che ora la nostra Rina si trova nel luogo più bello che esiste, insieme a Colui che da sempre ci ama, e ama lei di quell’Amore che non conosce indugi né debolezze. Carissima Rina, ora davvero tutte le tue domande e i tuoi perché troveranno la risposta, ogni ferita sarà sanata, ogni cicatrice cancellata, ogni lacrima asciugata, adesso che puoi vedere il tuo Signore faccia a faccia.
Noi preghiamo per te Rina, e da lassù anche tu prega per noi, assieme ai fratelli e alle sorelle della Fraternità del Cielo.
Daniele, Fraternità di Gorizia
Fraternità Regionale del Friuli-Venezia Giulia “Beato Odorico da Pordenone” 2017 – © RIPRODUZIONE RISERVATA