12/09/2017 – Trieste: apre “Buongiorno buona gente”
Ore 17.00, via Filzi 9. La nostra sorella Valentina Baldacci, con gioia e trepidazione, inaugura il primo negozio francescano in regione. È il negozio della seconda possibilità: “i prodotti sono preparati e confezionati da associazioni in cui lavorano donne vittime di violenza o ingiustizie, da terreni confiscati alle mafie e da cooperative che operano nelle case circondariali (anche minorili)”.
Le foto dell’inaugurazione (12/09/2017)
La pagina Facebook
Un’iniziativa per sostenere in negozio insieme a Valentina
La stampa:
– Il Piccolo del 12/09/2017
– Trieste Prima del 12/09/2017
Buongiorno, buona gente!
Questo bellissimo saluto che San Francesco rivolse agli abitanti di Poggio Bustone, risuonò nel cuore e nella mente della nostra sorella Valentina così a lungo da mettere in discussione la sua vita.
Impiegata da molti anni in una ditta secondo la sua formazione professionale, si sentiva stretta nello svolgere le consuete mansioni di contabilità etc.
L’amicizia con una ragazza di Modica (Sicilia) e l’ascolto di don Ciotti che presentava l’attività di LIBERA, completarono il suo percorso. E gli articoli 15 e 16 della nostra regola …
15 – Siano presenti con la testimonianza della propria vita umana ed anche con iniziative coraggiose tanto individuali che comunitarie, nella promozione della giustizia, ed in particolare nel campo della vita pubblica impegnandosi in scelte concrete e coerenti alla loro fede.
16 – Reputino il lavoro come dono e come partecipazione alla creazione, redenzione e servizio della comunità umana
… diedero la spinta necessaria a cambiare completamente vita!
Lasciato il lavoro sicuro, ha deciso di avviare un negozio in cui vendere i prodotti di Libera Terra, dell’Associazione Don Puglisi e di varie realtà del mondo carcerario.
Una difficile ricerca del luogo in cui aprire questo negozio, con tutte le difficoltà che si sono man mano presentate, non l’ha certamente scoraggiata: affitti troppo alti, proprietari che mettevano mille difficoltà, le ASL che pretendono tutto e di tutto, i contratti per le utenze elettriche e dell’acqua etc….
Gli obblighi per un commerciante sono talmente tanti da scoraggiare anche la persona più decisa, ma Valentina non ha mollato e martedì 12 settembre (festa del Nome di Maria) ha inaugurato il suo negozio!
Una folla di amici è intervenuta a far festa, il cui momento clou è stata la benedizione del locale da parte di don Riccardo (terziario francescano) che ha invocato la protezione di Dio su di lei e su tutti quelli che vi sarebbero entrati.
Un bellissimo articolo sul quotidiano locale ha ricordato l’evento, anche se su Facebook già da alcuni giorni girava l’invito a partecipare, convogliando molte persone, anche se il tempo era inclemente!
Pare sia il primo negozio in Italia che venda esclusivamente prodotti di Libera Terra e del percorso carcerario.
Perché questa scelta? Da terziaria non può non pensare agli “ultimi”, a quelli cui la vita ha fatto fare scelte sbagliate, e anche a quelli che si impegnano per far rivivere le terre tolte alle mafie. Per questo sono tanti i vari prodotti che vengono offerti, dall’olio di Libera Terra, alle cioccolate di Modica lavorate dalla Casa don Puglisi, nata quest’ultima per accogliere e ridare dignità a tante vite segnate dal disagio e dalla superficialità di una società distratta ed egoista, che non si cura del piccolo e del debole.
Casa don Puglisi è anche il nome del Laboratorio Dolciario pensato per un cammino di reinserimento delle giovani mamme accolte nella Casa; un luogo dove la sapiente miscelatura di amaro e dolce, presente nella rinomata “cioccolata modicana” può diventare quasi una metafora della vita.
Anche le birre, prodotte in carcere, presentano nomi che a quella realtà fanno riferimento, come se si volesse sdrammatizzare il contesto di fabbricazione.
Tanti altri prodotti si allineano sugli scaffali di questo inconsueto negozio, cui auguriamo un successo che non sia soltanto commerciale, in quanto la nostra Valentina vorrebbe anche preparare un percorso formativo rivolto agli alunni delle scuole. Spiegare ai bambini e ragazzi cosa si può fare per aiutare chi ha sbagliato o si è trovato in situazioni difficili è il sogno che l’accompagna da quando ha ideato questa attività!
Adele Unterweger Viani
È il suo negozio, ma rappresenta tutti noi francescani secolari
Dalla sua cella lui vedeva solo il mare
ed una casa bianca in mezzo al blu una donna si affacciava… (L. Dalla)
Questa canzone mi rimbomba nella mente mentre ci dirigiamo verso Trieste. Il tempo è grigio e soffia la Bora. Uno dei primi giorni d’autunno che sembra già inverno.
Scendiamo verso il centro città e da via Commerciale si apre il panorama sul golfo. Il mare non è blu, ma grigio con striature bianche come di piombo e anche le case viste dall’alto non sono bianche, ma grigie. Senza colori. Una cartolina in bianco e nero, grigio ovunque. Grigio il mare, grigia la città e grigio pure il cielo che per tutto il giorno non ha fatto altro che rovesciare acqua, ma che ora finalmente sembra essersi calmato.
La città caotica come sempre ci accoglie con il suo frastuono e la sua frenesia. La “siora Bora” ci da il benvenuto con qualche gelido soffio. Mentre camminiamo verso il centro ci ricordiamo a vicenda della nostra sorella che in un momento di depressione generale, non suo ma della società, ha deciso di lasciare un lavoro sicuro, con tutti i difetti che può avere, per aprire un negozio di alimentari a Trieste.
Un’idea che diventa progetto ed infine realtà. Ci ribadiamo a vicenda il coraggio e l’incoscienza di Valentina in un misto di ammirazione e scetticismo. Intanto continuiamo a scendere e infine imbocchiamo via Filzi, via di banche e agenzie immobiliari. È un po’ il cuore “finanziario”, se cosi si può dire, di Trieste. Dall’inizio della via si vede solo grigiore: palazzi, strade e persino le persone. Persone vestite di scuro, molte in giacca e cravatta, che escono da uffici con valigette in mano probabilmente piene di documenti. Ci sono alcune filiali di banche dal look sempre moderno e austero che cercano di dare un’immagine di solidità, professionalità e cordialità, ma che spesso dietro una facciata impeccabile nascondono ben altro. E poi le agenzie immobiliari, con le loro proposte accattivanti, popolate da agenti dalla parlantina sciolta. In una si scorge un giovane che con fare sicuro espone ad una famiglia l’affare del secolo. Neanche a farlo apposta anche lui è vestito di grigio. Ad un certo punto, dove il marciapiede si allarga un po’, un gruppetto di persone, sfidando le raffiche di vento gelido per il periodo, chiacchierano amabilmente con in mano un bicchiere o un pezzetto di torta. Siamo arrivati. Il negozio di Valentina appare subito diverso dal resto della via. Una vetrina ampia e luminosa, che lascia scorgere all’interno tinte pastello semplici ma curate e poche dispense con in bella mostra la mercanzia. Un deciso contrasto con l’ambiente circostante. Il grigio che finora ci ha accompagnato lascia spazio almeno per un attimo ai colori pastello di Buongiorno buona gente, questo è il nome del negozio. Incontriamo subito un sacco di amici e in un attimo ci sentiamo a casa, l’ambiente è sereno e cordiale. Facciamo giusto in tempo ad entrare che inizia la benedizione del sacerdote. Un tipetto forse un po’ nostalgico, avvolto in una giacca senza colletto tipica dei popoli alpini, senza paramenti ma comunque al passo con i tempi. Propone un breve passo della Bibbia, qualche parola, rigorosamente in triestino e una preghiera, a sottolineare che il negozio che si sta inaugurando non è un negozio normale, ma un negozio di chiara ispirazione francescana. Dove carità è la parola d’ordine. Carità verso chi produce, verso chi compra , chi vende o chi semplicemente si trova a passare. Che strano! Il Signore ci conduce dove mai avremmo pensato, e la stessa Valentina si stupisce di aver trovato questo spazio, proprio qui nel centro di Trieste. Il negozietto è affollato come ad ogni inaugurazione che si rispetti e tutti vedendo la merce esposta si rendono conto che la nostra sorella fa su serio. Le marche proposte fanno tutte capo a progetti di riabilitazione e reinserimento di persone in difficoltà, detenuti e terre strappate alle mafie. Progetti di grande interesse sociale che puntano sulla persona più che sulla pena ed il profitto. Ci soffermiamo a lungo tra gli scaffali, i prodotti proposti sono tutti di grande qualità. In quel mentre non posso non notare un paio di persone ben vestite da ufficio con valigetta al seguito, portamento sicuro e un po’ spavaldo, che sono appena entrate. Chissà, forse la curiosità di un negozio nuovo… girano tra gli scaffali commentando forse con un po’ di ironia la stranezza di un negozio non convenzionale, un negozio francescano appunto. Dopo un po’ uno di loro riceve una telefonata, forse di lavoro, ed esce. Non riesco a non osservare la scena. Gesticola molto, all’inizio sembra parli con un caro amico, poi traspare che la conversazione viri in discussione, il viso è teso e subito dopo appare cupo e dimesso. Non deve aver ricevuto buone notizie. Il tipo non rientra e aspetta i suoi fuori, la sicurezza di poco prima sembra svanita per lasciare il posto ad una certa inquietudine. La sua espressione mi ricorda un po’ il nostro tempo, dove a volte la nostra agiatezza e le nostre sicurezze si traducono in una gabbia dove siamo vittime e carnefici allo stesso tempo. Il momento conviviale continua, il viso della nuova imprenditrice si scioglie dalla tensione che negli ultimi giorni l’aveva accompagnata e torna raggiante. È tornata ad essere la persona serena che conosciamo, capace di dispensare ad ognuno una buona parola ed un sorriso. Così tra una chiacchierata ed un brindisi la serata continua e piano piano il locale inizia a svuotarsi. Rimangono le persone più intime e riusciamo a chiacchierare anche con la titolare, sempre molto richiesta in questa giornata che segna l’inizio di una nuova avventura. Un’avventura che tutto sommato tocca anche noi. Non è usuale che qualcuno dell’Ordine Francescano apra un negozio, e tanto meno prendendo alla lettera la promessa di vita evangelica. Il progetto, parlando con Valentina, va oltre la vendita e si propone di portare un messaggio, un messaggio evangelico. Prima le persone e poi il profitto. È la sua sfida, ma anche la nostra. È il suo negozio, ma rappresenta tutti noi francescani secolari che forse dovremmo stare meno nelle salette davanti un tavolo e più sulle strade della vita.
Con la gioia di aver partecipato ad un evento importante, sospinti dalla Bora, facciamo ritorno a casa e, alzando gli occhi al cielo, riusciamo a scorgere una stellina che timidamente si affaccia dal sipario di nuvole. I pensieri che avevamo poche ore prima, ora sono completamente diversi, ci sentiamo parte di un progetto più grande a cui Valentina sta dando un contributo non indifferente. Anche noi siamo chiamati ad essere più coraggiosi e audaci come lei. Non dobbiamo farci rubare la speranza, la speranza e la volontà di essere uomini veri.
…E lui pensava quella è casa mia… (L. Dalla)
Un grande in bocca lupo alla nostra sorella e amica Valentina, che ha avuto il coraggio di uscire e mettersi in gioco per essere parte attiva in questo grande progetto iniziato da San Francesco 800 anni fa.
Luciano (Fraternità “Concetta Bertoli” in Gorizia)
“Parliamo di agricoltura… anzi no.” (Luglio 2018)
Gesù si esprimeva spesso con parabole. Parabole che molte volte toccavano il mondo agricolo. Parlava di semi, di viti, di alberi, ecc.. Tutte cose che, per la gente dell’epoca, erano abbastanza familiari e rendevano bene l’idea.
Sono passati parecchi anni ed ora l’agricoltura ha un ruolo marginale nella vita quotidiana della maggior parte di noi. Spesso, al termine agricoltura, associamo soltanto le piantine che coltiviamo sul balcone di casa o al massimo il piccolo orticello da cui ricaviamo qualche ortaggio e un po’ di frutta. Molte cose, che prima erano la vita di tutti i giorni, hanno cambiato forma.
San Francesco, molti anni dopo, iniziava ad usare un linguaggio un po’ diverso: era un mercante e come tale si esprimeva. Forse un linguaggio più simile al nostro.
Anche ora Gesù continua ad usare metafore legate al mondo agricolo. Infatti ha piantato un seme nel centro di Trieste, proprio in una di quelle vie più legate al commercio, e lo ha fatto con un saluto molto caro a San Francesco: “Buongiorno buona gente”. Questo seme è un negozio. Questo sì che ci suona familiare! Con prezzi, commerci e simili abbiamo molta più dimestichezza che con talee ed innesti. Ad accudire e coccolare questo seme c’è Valentina, una cara sorella della Fraternità di Santa Maria Maggiore (TS). Lei, dopo aver abbracciato la vita evangelica, si è posta una domanda: come posso vivere il Vangelo veramente? Come posso essere operaia nella vigna del Signore? La risposta non si è fatta attendere troppo e così, lasciato il suo tranquillo lavoro sicuro da impiegata, ha deciso di rimboccarsi le maniche e di curare il seme che Gesù ha piantato. Nasce così “Buongiorno buona gente”, il negozio della seconda possibilità.
Il piccolo negozio, posto nel cuore di Trieste, vende prodotti alimentari preparati da carcerati o da associazioni che operano con persone disagiate in ambienti difficili, ma che vogliono ridare dignità a chi la dignità non ce l’ha più. È qualcosa in più di un negozio equosolidale: oltre a mettere al centro la persona, dando un compenso equo al lavoro, offre una seconda possibilità. Cosa che si traduce anche in un guadagno per la società. Passare qualche anno in carcere con la sola occupazione di contare i giorni che mancano all’uscita, non è la stessa cosa che imparare un mestiere, avere la mente impegnata, delle relazioni di lavoro e perseguire un obiettivo. Infatti, le statistiche ci dicono che la recidiva nei soggetti che hanno aderito a questi progetti si riduce di molto. I prodotti in vendita sono tutti di primissima qualità, preparati con cura e maestria: birre, taralli, infusi, dolci, ecc. si incontrano in una sinfonia di sapori e profumi suonata dagli ultimi, forse quelli che ci passeranno avanti (quando dovremo salire dalla Regina Coeli) nel regno di Dio (Mt 21,31).
La nostra amica, con il suo esempio e slancio, ci ricorda che la nostra scelta di vita non è soltanto chiusa in una chiesa o relegata in una cerimonia, ma soprattutto deve venire portata nel mondo. Ogni giorno, ogni azione e ogni acquisto che facciamo muovono qualcosa di più grande, che forse nemmeno immaginiamo. Avere questa consapevolezza, data dalla conoscenza, mossa dai valori che ci siamo dati e condita dal “gusto” che deriva dal vivere queste esperienze di vita francescana, dovrebbe essere il filo conduttore. Sottolineiamo la parola “gusto”, perché fare una cosa senza avere in cambio un gusto, un sapore diventa una sofferenza e una fatica incredibile. Sarebbe come andare a lavorare ed aspettare con ansia l’orario di uscita, che diventa l’unico scopo della giornata. Ora qualcuno direbbe: “la messe è abbondante, ma sono pochi gli operai” (Mt 9,37), ed è così anche in questo caso. Valentina sta dando tutta se stessa, tutto l’impegno di cui è capace ricevendo in cambio quel gusto che la gratifica più della vendita dei prodotti. Nonostante ciò ha bisogno dell’aiuto di tutti. Tutti noi dobbiamo sentirci chiamati a lavorare nella vigna. Cambiando la mentalità, che ci vede sempre un po’ chiusi in noi stessi, e incarnando sempre più la nostra Regola di vita francescana, “passando dal Vangelo alla vita e dalla vita al Vangelo” (Reg. OFS, 4). Vita e Vangelo sono le due facce della stessa medaglia, la Regola, appunto. Chissà se il semino piantato è un granello di senape (Mc 4,31), che diventerà un albero, o il chicco di qualche pianticella piccolina. In ogni caso ha bisogno di cure: di essere annaffiato nei momenti di siccità, di essere riparato dagli uccelli e dal vento. Tutti siamo chiamati a dare queste cure al semino che sta nascendo. Anche dando una seconda possibilità a chi crediamo che non se la meriti. In fondo in fondo tutti abbiamo bisogno di una seconda possibilità, piccola o grande che sia.
Il negozio “Buongiorno buona gente” si trova a Trieste in via Filzi n°9.
Luciano e Francesca (Fraternità “Concetta Bertoli” in Gorizia)
Fraternità Regionale del Friuli-Venezia Giulia “Beato Odorico da Pordenone” 2017 – © RIPRODUZIONE RISERVATA